La stampa flessografia, così come la stampa rotocalco che vedremo in seguito, ha come principale campo di applicazione la stampa di materiali da confezionamento e imballo.
Alle applicazioni tradizionali come la stampa su cartone ondulato e la stampa su sacchetti di carta e di plastica, si è aggiunta nel tempo la stampa su supporti plastici e in alluminio, utilizzati per gli imballaggi flessibili dei prodotti che troviamo in vendita in negozi e supermercati.
Le macchine flessografiche stampano in bobina epossono essere dotate direttamente in linea di sistemi per l’essiccazione dell’inchiostro e di sistemi per il taglio, la piegatura e l’incollatura che consentono di ottenere velocemente il prodotto finito.
Il funzionamento della stampa flessografica è molto particolare e si compone di tre cilindri principali: il cilindro inchiostratore, il rullo Anilox e il cilindro cliché.
L’inchiostro viene pescato dalla vaschetta dell’inchiostro da un cilindro inchiostratore in gomma e viene trasferito al rullo Anilox. Questo particolare rullo in acciaio o ceramica è composto da tante cellette che durante la rotazione del rullo si riempioni di inchiostro.
A seconda del risultato da ottenere e dal tipo di supporto da stampare, esistono differenti rulli Anilox con trame più o meno fitte di cellette. Una racla rimuove gli eccessi di inchiostro rimasti sul rullo, per fare in modo che l’inchiostro sia presente solo all’interno delle cellette e non sulla superficie del rullo.
L’inchiostro a questo punto viene trasferito dal rullo anilox sul rullo cliché che è stato preparato con le zone di grafica poste a rilievo su di esso.
Come cliché si possono utilizzare delle lastre fotopolimeriche avvolte sul rullo oppure dei rulli sleeve in elastomero che vengono incisi direttamente lasciando in rilievo le zone con la grafica. L’inchiostro va a posizionarsi solo su queste superfici in rilievo e viene poi trasferito sul materiale da stampare tramite la pressione creata da un cilindro di contropressione.